Il Coronavirus ha avuto un impatto devastante sulle nostre vite, non solo da un punto di vista sanitario, sociale e pratico, ma anche psicologico. Il lockdown è finalmente alle spalle e, con le dovute accortezze, si sta ritornando ad una graduale normalità.
Quali strascichi però ha lasciato in eredità il Coronavirus? A quanto pare in questo periodo è aumentata l’ansia da prestazione sotto tutti i punti di vista.
Ritornare al lavoro, riprendere le normali relazioni, interagire con persone estranee o sconosciute potrebbe non essere così facile come sembra. Tendiamo a vedere l’altro come un potenziale nemico, con ripercussioni anche piuttosto gravi a livello psicologico.
Analizziamo nei seguenti paragrafi cos’è l’ansia da prestazione, quali sono i sintomi e quali sono i modi migliori per affrontarla.
Cos’è l’ansia da prestazione?
L’ansia da prestazione è da intendersi come la paura o il timore di affrontare le varie difficoltà che possono presentarsi in ambito lavorativo, relazionale, scolastico, sessuale, sportivo ecc.
Il lockdown ha cambiato gli scenari e ci ha costretto ad una clausura forzata. Nei mesi di quarantena si è creata una “comfort zone” in cui ci sentivamo protette e adesso dobbiamo lasciarla, col rischio di non saper affrontare le mutate condizioni. C’è quindi la sensazione di non avere più il controllo della situazione e di non sapere come affrontare la nuova quotidianità.
Quali sono i sintomi dell’ansia da prestazione?
L’ansia da prestazione può presentarsi con sintomi molto vari da persona a persona. Può ad esempio manifestarsi con sudorazione eccessiva, tachicardia improvvisa, respiro corto, difficoltà a parlare, vampate di calore ecc. Il corpo risulta quasi irrigidito e tale patologia talvolta può anche configurarsi come un attacco di panico, con la sensazione che stia per succedere qualcosa di male.
Nella fase di post-lockdown l’ansia da prestazione lavorativa è stata quella più comune. Per circa 2 mesi molte persone si sono abituate a lavorare da casa, senza contatti o rapporti se non con la propria famiglia.
Il ritorno alla normalità può paradossalmente rappresentare un problema, poiché non si sa come rapportarsi con i propri colleghi. Tutto ciò genera poca lucidità e scarsa brillantezza sul lavoro, con conseguenze sulla stessa produttività e sulle prestazioni professionali.
Chi invece ha continuato a lavorare in fabbriche, uffici ed ospedali anche nel periodo di quarantena ha sviluppato in automatico dei meccanismi di difesa. Con la riapertura di quasi tutte le attività tali meccanismi possono creare un corto circuito scontrandosi con la situazione attuale, generando appunto attacchi di ansia.
Subito dopo quella lavorativa si è diffusa l’ansia relazionale, cioè quella basata sui rapporti interpersonali. Salutare, abbracciare o baciare un amico o un parente era una cosa normalissima fino a qualche mese fa. Non lo è invece nella situazione attuale e l’incontro casuale con un amico può generare ansia e imbarazzo, poiché non si sa come comportarsi.
Tutte queste situazioni, concrete o potenzialmente verificabili, generano uno stato generale di ansia e di stress che si ripercuote su tutti gli altri ambiti. Le prestazioni rischiano quindi di decadere in maniera importante a livello scolastico, universitario, sportivo e sessuale provocando un senso di malessere psicofisico generale. Alcune persone tendono infatti a somatizzare i loro disturbi psicologici, che si ripercuotono anche sul corpo.
Come contrastare l’ansia?
Le tipologie di ansia non sono tutte uguali e possono palesarsi in modo diverso a seconda delle persone. Di conseguenza anche le contromisure da adottare sono differenti.
Se non hai mai sofferto di questi problemi, la presentazione di stati di ansia può configurarsi come fisiologica. Nessuno di noi era abituato ad affrontare una pandemia, quindi il senso di smarrimento e di sconforto che abbiamo provato e che proviamo è del tutto normale.
L’insorgenza di stati di ansia in periodo di quarantena è una sorta di meccanismo di difesa innestato dallo stesso cervello.
Come comportarsi? La soluzione è focalizzarsi su micro-obiettivi di varia natura, così da sentire un maggior senso di realizzazione e soddisfazione e ritrovare la fiducia in se stesse.
Può essere molto utile stabilire un calendario della routine (fare la spesa, andare in palestra, incontrarsi con gli amici) per ritornare lentamente alla normalità e riprendersi in mano la propria vita.
In caso di attacchi piuttosto gravi, bisogna fermarsi e fare un lungo e profondo respiro.
Talvolta l’ansia può perdurare o lungo, o presentarsi in forma ancora più aggravata in pazienti con situazioni psicologiche pregresse come fobia, depressione o traumi. In questi casi è opportuno rivolgersi ad uno specialista per affrontare con cognizione di causa la propria condizione.
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