Come organizzare lo smart working ai tempi del coronarivus

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Secondo una concezione antica ed obsoleta gli uomini dovevano andare a lavorare e le donne restare a casa a badare alla famiglia ed alla casa. Oggi fortunatamente questa concezione è stata ormai superata e sempre più donne si stanno affacciando al mondo del lavoro, riuscendo ad occupare posti di una certa importanza all’interno della società.

Indipendentemente da vecchi pregiudizi e idee preconcette per la donna è oggettivamente più difficile conciliare lavoro e famiglia. Ad esempio dopo il parto solo la mamma può provvedere all’allattamento del piccolo e ciò rappresenta un ostacolo nel suo lavoro. Diverse aziende infatti tendono a non assumere donne che possono ancora procreare.

A favore delle donne in carriera è arrivata la legge di genere 120/2011 in vigore dal 12 febbraio 2013 che tratta il tema dello smart working. In poche parole si tratta del lavoro da casa equiparato al lavoro di ufficio. I numeri sono incoraggianti poiché da allora si è registrata una crescita importante delle quote rosa anche in ruoli importanti di società ed aziende.

Smart working: gli aspetti positivi

Come anticipato precedentemente lo smart working fornisce un assist perfetto alle donne che, dopo un parto, non vogliono restare fuori dal mondo del lavoro. Con un po’ di sacrificio è possibile continuare a lavorare allattando e badando alla famiglia.

Un altro vantaggio da un punto di vista logistico è non doversi recare fisicamente sul posto di lavoro così da risparmiare sulla benzina, sull’autostrada, sullo stress da parcheggio e da traffico, sui biglietti dei mezzi di trasporto ecc.

Una maggiore flessibilità permette di organizzare meglio il proprio tempo e migliorare il rapporto vita lavorativa-vita privata. In questo modo è possibile lavorare con la mente più sgombra e quindi essere più produttive, con la possibilità di alzarsi anche qualche minuto più tardi per recuperare sonno.

Lo smart working fa ancora paura

Nonostante tutti gli aspetti positivi però molte donne guardano ancora con un po’ di diffidenza allo smart working, poiché bisogna considerare anche l’altra faccia della medaglia.

La possibilità di gestire contemporaneamente lavoro e famiglia è positivo, ma in alcuni casi potrebbe diventare addirittura un boomerang. Tra poppate, omogeneizzati, pannolini da cambiare non è sempre facile mantenere la stessa concentrazione che invece assicurerebbe un ufficio. Se da una parte si può gestire meglio il lavoro, è anche vero che c’è il rischio di portarsi sempre il lavoro a casa. In questo modo diventa difficile fare una separazione netta tra lavoro e vita privata, situazione che potrebbe diventare fonte di stress.

Alcuni sondaggi hanno inoltre evidenziato che le donne soffrono nel lavorare dietro le quinte, forse per una “mania del controllo” che le spinge ad essere le attrici protagoniste. Bisogna inoltre sottolineare che, al di là del problema della visibilità, le donne effettivamente sono più brave nel gestire trattative e relazioni e questa dote sarebbe inevitabilmente oscurata lavorando da casa.

Infine molte persone tendono a sminuire lo smart working ritenendolo un lavoro di secondo piano. Frasi del tipo “vai a ritirarmi il pantalone in tintoria” oppure “stamattina passo da te per un caffè” corredate dall’odiosa conclusione “tanto sei a casa” le sentono diverse donne “smart lavoratrici”.

Come organizzare una postazione smart working da casa

Passando all’aspetto più pratico della questione, non è così difficile realizzare una postazione di smart working a casa. Indubbiamente bisogna reinventarsi e riprogettare gli spazi, ma non necessariamente servono grandi dimensioni.

Bisogna individuare un’area dedicata unicamente al lavoro, facilmente raggiungibile e che non richieda continui spostamenti da una stanza all’altra.

Bastano poi una scrivania, un pc e magari qualche mensola dove riporre oggetti, fogli e documenti. Anche un sottoscala, un angolo inutilizzato della casa o una piccola mansarda sono ottime soluzioni salvaspazio per crearsi la propria postazione da smart working.

Se si condivide la casa con altre persone che operano in smart working, è opportuno individuare uno spazio libero dal lavoro dedicato allo svago ed al relax, magari per una pausa caffè.

L’ambiente di lavoro deve essere sano ed igienizzato, quindi è consigliabile areare di tanto in tanto per un corretto ricambio d’aria e assicurarsi che ci sia la giusta temperatura per evitare pericolosi sbalzi.

Sarebbe preferibile posizionare la postazione in un luogo dove sfruttare la luce naturale quanto più a lungo possibile, dotandosi magari di tende per l’ufficio che possono essere movimentate a piacimento per filtrare e schermare i raggi solari. La luce del sole non solo migliora la vista e riduce l’affaticamento visivo, ma ha un’influenza positiva anche sulla produttività e sul grado di concentrazione.

Ridurre la luce artificiale ha dei benefici psico-fisici ed anche sul portafoglio, poiché consente di limitare il consumo energetico. In serata, quando non è possibile sfruttare la luce naturale, bisogna usare preferibilmente luci neutre e fredde.

Infine un po’ di verde, magari qualche bonsai o piantine di piccole dimensioni, aiutano non solo a migliorare l’umore ma anche la salubrità dell’aria.

Smart working sì o smart working no?

Tirando le somme è un bene o un male lo smart working? Indubbiamente è un bene poiché offre una valida alternativa alle donne che possono fare carriera senza rinunciare alla famiglia.

Bisogna però considerare le varie situazioni familiari ed anche la personalità di una donna lavoratrice. Non tutte infatti riescono a starsene dietro le quinte, ma danno il meglio solo sotto le luci dei riflettori.

Altre invece non soffrono la scarsa visibilità ed anzi riescono a lavorare meglio tenendo vicini i propri cari. Tutto è molto soggettivo ed ogni donna dovrebbe scegliere il lavoro che meglio la valorizzi e la faccia sentire apprezzata ed appagata.

Fonte foto: pixabay

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Pina Tamburrino
Presidentessa Osservatorio Mondo Retail - MagicStore

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