Il riposo dei bambini è fondamentale, soprattutto nei primi mesi di vita quando faticano a distinguere il giorno e la notte. Per permettere al tuo bebè di aver un rapporto sereno col sonno è importante abituarlo ad una buona routine, intervallata inevitabilmente da continui risvegli e poppate notturne. A tal proposito molte mamme si chiedono cos’è il co-sleeping e se sia una pratica consigliabile.
Il co-sleeping è di fatto un metodo per far addormentare i bambini piccoli e consiste nel far dormire il neonato nel letto matrimoniale con mamma e papà. Il dibattito è aperto e, a dirla tutta, neanche gli esperti sono concordi sull’efficienza e sull’opportunità di questa pratica. Nei seguenti paragrafi analizziamo meglio come funziona il co-sleeping e quali sono i pro e i contro.
Cos’è il co-sleeping?
Prima di approfondire il discorso sui vantaggi e sugli svantaggi è opportuno per prima cosa rispondere alla domanda cos’è il co-sleeping.
Letteralmente co-sleeping significa sonno condiviso e prevede che il neonato dorma nel mezzo del lettone insieme ai due genitori.
Alcuni genitori optano per la culla o il lettino nella camera da letto, una soluzione ritenuta più pratica e anche più sicura. Sono sempre di più i genitori che scelgono il co-sleeping, noto anche come bed-sharing e cioè condivisione del letto, per motivazioni non necessariamente pratiche, ma piuttosto emotive e di connessione tra mamma e bambino.
I vantaggi
Molti esperti sono sostenitori del co-sleeping che è stato promosso in seguito a molto studi che hanno evidenziato i notevoli benefici per i neonati nel dormire a stretto contatto con la mamma. Tale pratica infatti aiuta notevolmente nella fase di crescita poiché influenza positivamente e regola il sistema fisiologico del piccolo. Inoltre diversi studi hanno evidenziato che il respiro, la temperatura corporea, la pressione arteriosa e i livelli di stress della mamma e del bambino si influenzano a vicenda. Al contrario lasciare i bambini dormire da soli non porterebbe alcun beneficio, come hanno dimostrano le numerose ricerche effettuate.
Altri esperti hanno sottolineato gli effetti benefici da un punto di vista psicologico della condivisione del letto. Questa pratica infatti farebbe crescere in modo tranquillo e sereno i bambini, che quindi da grandi saranno persone calme, equilibrate e tranquille.
Merita una menzione lo studio della Stony Brook University di New York condotto su 944 coppie, in seguito al quale è emerso che non ci sarebbe alcuna conseguenza negativa né a livello psicologico né cognitivo. Il bimbo che cresce dormendo tra mamma e papà è più socievole con gli altri bambini e riesce a creare una relazione ancora più intima con la mamma e con il papà.
Ci sono altri vantaggi ancora da sottolineare: il co-sleeping, in sinergia con l’allattamento, crea un legame ancora più solido tra la mamma e il neonato. Inoltre, dal momento che il bimbo è vicino, allattarlo diventa estremamente pratico e veloce.
Da sottolineare poi i vantaggi di natura emotiva e affettiva. Un neonato che dorme tra mamma e papà si sente maggiormente protetto, a maggior ragione in caso di improvvisi risvegli notturni.
Gli svantaggi
A dire il vero solo ultimamente il co-sleeping sta riscontrando molti pareri favorevoli, poiché per molto tempo è stata considerata una pratica sconsigliata per motivi igienici, psicologici e soprattutto di sicurezza. In effetti ci sono molti detrattori del sonno condiviso ancora oggi, ritenendola una pratica estremamente pericolosa per il neonato.
Non solo una parte degli esperti, ma anche gli stessi genitori sono i primi a temere questa pratica. Come specificato uno dei principali fattori incriminati è la pericolosità. Il rischio di urti, schiacciamento o soffocamento per il neonato è alto, non avendo la forza di spostarsi o di chiedere aiuto.
In base ad uno studio “Lancet” del 2004 il co-sleeping aumenterebbe i rischi della SIDS, la cosiddetta sindrome della morte improvvisa del lattante che consiste in un decesso improvviso del piccolo in un’età compresa tra un mese e un anno di vita senza una spiegazione. In particolare la ricerca ha evidenziato un maggior rischio di morti improvvise per neonati che dormono con genitori fumatori o tendenti a bere alcol, che assumono posizioni scorrette o per la presenza di un cuscino, un materasso o una coperta non adatti o troppo morbidi.
C’è poi un altro aspetto che i detrattori del co-sleeping sottolineano: il fatto che i bambini crescono troppo viziati. I neonati sin da piccoli si abituano a dormire coi genitori e quindi, anche quando si fanno più grandicelli, saranno sempre tentati dal voler dormire con i genitori.
Una situazione del genere rischia di minare anche l’intimità di coppia, che si vedrebbe costretta a condividere il letto col figlio per mesi o addirittura per anni. Infine ci sono delle implicazioni di natura psicologica. Secondo alcuni esperti questa pratica potrebbe far sviluppare un rapporto troppo morboso tra genitori e bambini che, essendo iperprotetti, avrebbero paura ad affrontare da soli determinate situazioni e rischierebbero di diventare timorosi e insicuri da adulti.
Insomma c’è discordanza sull’efficienza della pratica, quindi la cosa migliore è confrontarsi all’interno della coppia e chiedere un parere ad un esperto del settore.
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